TINARIWEN - PIERS FACCINI, MARTEDI' 10 LUGLIO 2007

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view post Posted on 10/7/2007, 10:15

la manutensiùn roba bona e pressi bùn

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TINARIWEN
Ibrahim Ag Alhabib, vocals, guitar, flute
Abdallah Ag Alhousseyni, vocals, guitar
Touhami Ag Alhassane, vocals, guitar
Eyadou Ag Leche, vocals, bass guitar
Said Ag Ayad, vocals, percussion
Abdallah Ag Lamida, vocals, guitar
Elaga Ag Hamid, vocals, guitar

Il deserto è la loro vita. Non c’è da sorprendersi se hanno scelto di chiamarsi Tinariwen, ‘deserti’ nella lingua dei Tamashek, la popolazione berbera del Sahara che vive nel nord-est del Mali. La loro storia ruota attorno alla figura ribelle e carismatica di Ibrahim Ag Alhabib, costretto all’esilio da quando suo padre fu ucciso dai soldati del Mali ai tempi della prima rivolta berbera nei primi anni Sessanta. La sua ‘gioventù errante’ tra Algeria e Libia ha trovato tra i pochi motivi di conforto la musica: le melodie tradizionali degli ‘uomini liberi’ del deserto e il blues di Ali Farka Touré; il raï algerino e il chaabi marocchino, ma anche il rock e il pop occidentale di Boney M e Kenny Rodgers. Ben presto Ibrahim e compagni si sono trasformati nei ‘soldati-musicisti’ del Movimento popolare dell’Azawad, in lotta contro il governo del Mali per l’emancipazione delle regioni del Sahara. Nel 1996, quando il cessate il fuoco ha messo fine alla seconda ondata della ribellione tuareg, Ibrahim e gli altri hanno optato per la vita da ‘musicisti resistenti’ a tempo pieno. Il resto è storia recente. Un breve tour francese nel 1999, il debutto con Radio Tisdas (2001); l’acclamato seguito Amassakoul (2004); il tour in America e in Europa; e ora, proprio in un momento in cui sembrano spirare nuovi venti di rivolta nella terra Tamashek, ecco il nuovo Aman Iman. Nel frattempo, il blues-rock del deserto, a metà tra i Rolling Stones del ’65 e i Clash del ’77, continua ad incassare elogi a go-go dalla critica.

PIERS FACCINI
Cantautore in bilico tra Londra, Parigi, Napoli e Los Angeles, giunto al secondo capitolo della sua carriera artistica, dopo la grande accoglienza riservata a Leave No Trace (2004) dalla stampa internazionale. Piers Faccini conosce e parla molte lingue, ma la sua musica esplora confini ancora più vasti: dal Mississippi alla Pizzica, dalla musica Maliana al Folk britannico. In Tearing Sky, Juan Nelson al basso e Adam Topol alla batteria formano una sezione ritmica tra le più affiatate e allo stesso tempo raffinate esistenti sulla scena; Ben Harper e Inara George aggiungono le loro voci, Chris Darrow il mandolino, e il Maliano Ballakè Sissokò il suo angelico suono di Kora. Su queste basi Piers ha scritto, composto e cantato tutti i brani, suonando le chitarre, l’“er hu” (un violino cinese), l’armonica, e l’harmonium. E alla sua voce, quasi sciamanica e a tratti ipnotica, è assai difficile rimanere insensibili.

BIGLIETTI € 18 - € 15
 
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