IN CERCA DI BOBBY FISCHER..., storia del giocatore più forte di sempre.

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MoRnaZ
icon12  view post Posted on 24/11/2007, 12:20




Fischer, scacco al re

Ci siamo messi sulle tracce del controverso genio americano degli scacchi, diventato famoso per le due leggendarie sfide con Spassky. È ricoverato a Reykjavik per insufficienza renale e rifiuta le cure mediche e si difende con una pesante cortina di silenzio eretta intorno a lui dagli amici

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REYKJAVIK (Isl), 24 novembre 2007 - L'abbiamo trovato, l'abbiamo anche visto: Bobby Fischer è davvero ricoverato in ospedale, a Reykjavik, ma per insufficienza renale. Non "perché paranoico", o peggio, come sembrava da una notizia rimbalzata da Internet. E come forse il più famoso campione di scacchi vuole apparire. "Per non essere disturbato nella privacy e finire in pasto alla stampa mondiale", secondo quanto suggerisce l'ultimo amico, e referente, Ciardar Sverisson. Abbiamo trovato Fischer, malgrado la cortina di silenzi e reticenze che l’accompagnano, qui nella glaciale Islanda con appena 6 ore di luce al giorno, l’Aurora Boreale, paesaggi lunari con pozze d’acqua purissima e la celeberrima vasca calda della Laguna Blu. A 64 anni, da 2 cittadino islandese, quel protagonista del mitico campionato mondiale del 1972 (11 luglio-3 settembre), proprio a Reykjavik, contro Boris Spassky — una pietra miliare nella Guerra Fredda, col successo del "buono" (l’americano) sul "cattivo" (il russo) — non c’è più. Ma solo nell’aspetto. Dentro, l’uomo, è rimasto totale, nelle scelte e nell’amore per gli scacchi. Capace di amicizie meravigliose e di bruschi, e definitivi, addii. Dai suoi Stati Uniti, quando ha salutato con felicità gli attentati dell’11 settembre 2001, all’antico amico Einar Einarsson, l’ex presidente della Federscacchi locale, che contribuì largamente nell’abbraccio di Fischer con l’Islanda, dopo 9 mesi di detenzione in Giappone, quando il campione aveva cercato di fuggire nelle Filippine con un passaporto falso, e rischiava l’estradizione negli Usa e una pesante detenzione per aver violato le sanzioni contro l’ex Jugoslavia, avendo giocato e battuto ancora Spassky nel 1992, in un’isola del Montenegro, per 5 milioni di dollari.

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IN INCOGNITO - Ebbene, "da circa un mese Bobby Fischer è ricoverato - nel reparto E al terzo piano della palazzina 1 del Landspìtali, uno dei due centri ospedalieri della capitale d’Islanda dove vivono oltre 200mila dei 300mila e poco più abitanti dell’intero Paese -, ma non accetta le visite del signor Einarsson", come ci racconta Hildur Tora Hallbjornsdottir. L’infermiera capo non aveva rilasciato alcuna dichiarazione al cronista, ma si è concessa quando ci siamo spacciati per un preoccupatissimo, sedicente "coordinator of the European chess confederation" (coordinatore della confederazione di scacchi europea) Raul Marcus (nome inventato, usato come pass-partout anche per l’amico Ciardar). Amici e conoscenti del campione americano sono infatti "interdetti dal parlare con i giornalisti", pena la squalifica perenne di ogni rapporto con Bobby, "e il personale medico e paramedico non può nemmeno dire se un paziente esiste oppure no. E comunque questo sta rifiutando le cure mediche".

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AL BAR - La sua ricerca è cominciata al Kaffi Paris, in Austurstraeti 14, nel cuore di Reykjavik, "dove mister Fischer arriva una-due volte la settimana, verso le 9-10 di mattina, si siede al tavolo d’angolo insieme ad altre persone anziane, e prende un tè", come ci ha raccontato un inserviente. "Non parla che di notizie del giornale, del clima, di cose così. Non gioca a scacchi, non dà tanta confidenza: buongiorno e arrivederci, dopo un’oretta, si alza, si rimette il cappellino da baseball, e se ne va", ci concede uno della comitiva dei sessantenni, anche lui fissato con la privacy. Che poi però si mette in posa per una foto di gruppo e, dopo un po’ di chiacchiere, ci sussurra un nome: "Braji Bohavan, lavora di pomeriggio al negozio di libri vecchi, poco più su, all’angolo fra Hvertisgata e Klapparstìgur. Con lui sì che parla, ma lui non racconta nulla, nemmeno a noi".

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IN LIBRERIA - Fortuna che le foto della libreria, le abbiamo fatte prima, perché poi l’omino Braji tanto simpatico non è stato con il bigliettino da visita della Gazzetta e con il suo latore: «Non sono interessato a parlare con i giornalisti. E quando crede, può anche andarsene, questo se lo tenga lei, grazie». Fortuna che non abbiamo avuto bisogno dei colleghi del quotidiano Morgunbladid e del sito web locale in lingua inglese, che ne sapevano quanto noi: fortuna che, come spesso accade, un taxista ci ha dato una mano. Perché, dopo Einarsson, ci aveva rifiutati anche Saemi Saemundur Pàlsson, ex poliziotto, poi guardaspalle di Fischer per le vie di Reykjavik dopo che un anno fa un ragazzotto aveva supplicato il campione di benedirgli la scacchiera col semplice tocco della mano. Ma il taxista Guolaugur A. Krisporssòn, dopo averci mostrato il «tesoro», cioè la collezione di francobolli e caricature «dell’avvenimento più grosso che si ricordi qui a Reykjavik», ha attivato gli amici degli amici e ha trovato le tracce degli ultimi domicili conosciuti di Fischer, nei sobborghi di Reykjavik, Keflavik e poi Espigerdi. Non un numero di telefono, non un indirizzo certo, ma un letto, quello del Landspitali, dove l’abbiamo visto. Mangiava, e guardava il vuoto dalla finestra davanti a sé. Non ce la siamo sentita di disturbarlo oltre. Anche perché l’infermiere che ci ha cortesemente allontanato era grande e grosso. Ciao, Bobby.


BOBBY FISCHER

ESISTE INOLTRE UN BELLISSIMO FILM SULLA SUA VITA INTITOLATO:

"IN CERCA DI BOBBY FISCHER"
 
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MoRnaZ
view post Posted on 19/1/2008, 10:12




Il campione americano è morto in Islanda a 65 anni

Scacchi, morto Bobby Fischer


Era l'unico scacchista statunitense di nascita ad aver mai vinto il titolo di campione del mondo



REYKJAVIK (Islanda) - Il campione di scacchi Bobby Fischer è morto giovedì in Islanda, a Reykjavik, all'età di 64 anni. Era nato a Chicago nel 1943 ed era l'unico scacchista statunitense di nascita ad aver mai vinto il titolo di campione del mondo.

MATCH DEL SECOLO - Fischer conquistò il titolo nel campionato del mondo che si è disputato dall' 11 luglio al 3 settembre 1972, proprio a Reykjavik, battendo il sovietico Boris Spassky in quello che è considerato il «match del secolo». Perse poi il titolo per essersi rifiutato di difendere la corona nell'aprile del 1975 contro il sovietico Anatoli Karpov, incorrendo nella squalifica della Federazione internazionale degli scacchi.

PROPAGANDA - Lo scontro con Spassky passò alla storia non solo perché fu una pietra miliare per il gioco degli scacchi: in quegli anni di guerra fredda la vittoria di un campione americano (la prima in oltre un secolo) su un russo ebbe una portata straordinaria per la propaganda antisovietica. Fischer inevitabilmente divenne un'icona del conflitto con i russi, ma volle sottrarsi alle pressioni politiche subito dopo la conquista del titolo, ritirandosi di fatto dalle competizioni. Geniale quanto eccentrico e irrequieto, il campionissimo divenne così un acceso critico del suo stesso Paese, dal quale finì per venirne esiliato. Da due anni era cittadino islandese, dopo aver rinunciato alla cittadinanza americana ed essere rimasto per alcuni mesi in stato di fermo in Giappone, dove le autorità gli contestavano il possesso di un passaporto americano non valido.

RICERCATO IN PATRIA - La decisione di non fare più ritorno negli Stati Uniti era stata inevitabile: Fischer era ricercato negli Stati Unitiper aver disputato la rivincita con Spassky nel 1992 in Jugoslavia (a Sveti Stefan, in Montenegro, e a Belgrado) malgrado le sanzioni internazionali contro il regime di Slobodan Milosevic. Durante la presentazione del match contro Spassky, Fischer sputò su un documento del Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli proibiva di giocare nel paese balcanico. Fischer (che dall'incontro ricavò, a quanto pare, 3 milioni di dollari) venne così incriminato e venne emesso un mandato di cattura per il suo arresto. Da allora non è più tornato negli Stati Uniti, dove avrebbe rischaito fino a 10 anni di carcere.

LE PEREGRINAZIONI - All'indomani della rivincita con Spassky, l'americano fece perdere le sue tracce e iniziò a peregrinare per tutto il mondo. Nel 1999 rilasciò un intervista telefonica a una radio ungherese che ben presto degenerò in una violenta e per molti versi folle invettiva, nella quale Fischer sosteneva di essere vittima di una cospirazione giudaica. La radio fu costretta a chiudere il collegamento per arginare il fiumne in piena delle parole del campione. Sorte analoga ebbe un collegamento con un'emittente di Manila, nelle Filippine. Alla fine si convinse a chiedere asilo politico in Islanda, paese che gli era molto caro, non fosse altro che lì aveva conquistato il titolo mondiale.

11 SETTEMBRE - L'odio verso di Bobby Fischer verso gli Stati Uniti toccò l'apice all'indomani dell'attacco alle Torri gemelle, l'11 settembre del 2001, quando l'ex simbolo della guerra fredda ebbe parole sprezzanti e si augurò che l'impero venisse «spazzato via» dai terroristi.

LA MALATTIA - Già nello scorso novembre Fischer - che divenne campione americano a 14 anni e il più giovane «grande maestro» di tutti i tempi, ad appena 15 anni - era stato ricoverato in un ospedale di Reykjavik per una insufficienza renale. Durante il ricovero aveva rifutato di essere sottoposto a cure. Per ora non si conoscono le ragioni della morte di quello che, per qualcuno, è stato il più grande scacchista di sempre: il russo Garry Kasparov, ex campione mondiale, ha riconosciuto che l'ascesa di Fischer nel gotha degli scacchi durante gli anni '60 ha rappresentato una vera e propria rivoluzione per il gioco. L'unica ad esser riuscita a dargli scacco matto è stata, come era prevedibile, la morte.


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